In questi ultimi decenni il modo di relazionarsi è cambiato. Oggi si parla e ci si contatta principalmente scrivendo e guardando un monitor, un cellulare o un pc. Si usa dire chatto, ci teniamo in contatto, ho più di 1000 amici su Facebook, sono molto seguito. Creare e gestire le relazioni in questo modo può presentare dei vantaggi, ma anche il contrario.
Dai social all’amore reale e duraturo, è possibile?
La gran parte dei giovani usa stringere amicizia su Social Network come Facebook, la piattaforma multimediale più nota al mondo, e per conoscere gente a cui magari si è interessati scrive un “ciao” in chat. La tecnologia aiuta chi è più timido e permette di restare vicini anche a distanza. Ma, attenzione, l’amore non si può costruire solo sulla base di un rapporto multimediale. Instaurare legami sentimentali via social, soprattutto tra i giovani, può essere pericoloso per la tendenza a costruire una personalità non reale. Una persona si conosce davvero quando la si ha di fronte: il rapporto umano è quello che dovrebbe contare di più in una relazione. Se incontrarsi on line è facile, costruire una storia reale e duratura è difficilissimo. Prima di conoscere il numero di telefono, si chiede l’amicizia su Facebook per guardare foto e post e farsi un’idea della persona.
Costruire l’immagine di sé e dell’altro
Evitiamo gli impegni stabili per paura di impegnarci ma abbiamo sempre bisogno, e sempre lo avremo, di relazioni stabili, anche se non siamo capaci di fare il primo passo. Il risultato è che viviamo in uno stato d’ansia costante, mostrando un’identità costruita, confermata a suon di like sui social. Non sappiamo bene chi siamo e fatichiamo a metterci in gioco e a mostrare le nostre debolezze. Temiamo l’intimità che cerchiamo e spesso viviamo di idee precostituite su noi stessi e gli altri. On line ci sono quindi persone che cercano potenziali partner con lo stesso nome perché convinti che “Laura” sia una persona fatta in un certo modo! Senza arrivare a questi estremismi, sovente di fronte alla prima difficoltà, l’identità instabile non regge e il timore di misurarsi prende il sopravvento. Stare in una relazione intima con l’altro significa essere in relazione con se stessi. E l’identità social, da vetrina, può non collimare con quello che sentiamo finendo per farci sentire paradossalmente ancora più soli e inadeguati.
Il primo grande amore
L’adolescenza è la fase dei ti amerò per sempre. Ci si innamora follemente: l’altro è completamente idealizzato e posto al centro della propria esistenza. Le relazioni sono intense, totalizzanti, amplificate. Molti ragazzi si rifugiano nel virtuale alla ricerca di affetto e contenimento. Temono il contatto, il confronto, le relazioni dirette. Faticano a esprimersi se non con gli smiley e i like evitando di misurarsi con possibili rifiuti e frustrazioni che però arrivano lo stesso, anche dalla rete.
Ascolto, fiducia e sostegno: i genitori
Le basi della comunicazione, del rispetto e delle regole dovrebbero essere gettate fin dalla prima infanzia e quando si arriva all’adolescenza i genitori dovrebbero solo mantenere la linea educativa. Ecco qualche consiglio pratico.
• Far capire che, anche quando ci si innamora, amici, sport, scuola e interessi non vanno trascurati. Evitare i rapporti esclusivi da giovani aiuterà a farlo anche da adulti.
• Quando un figlio si chiude in camera aspettare che esca spontaneamente invece di imporgli di uscire e sommergerlo di domande.
• Evitare i vari te l’avevo detto, battute e ironia, soprattutto con gli estranei, con i quali non è corretto condividere la vita di vostro figlio. Ascoltare, aiutare a riflettere e mai imporre decisioni: sarà lui a trovare la soluzione migliore.
• Affrontare il tema della sessualità e della prevenzione: non lasciarlo al caso, agli amici o peggio a internet.
• Non imporre presentazioni in casa e non eccedere con le domande. Si potrà conoscere il “fidanzatino” in modo informale andando all’uscita da scuola o organizzando una pizza con tutta la classe a casa.
• Non spiare il figlio anche se si è curiosi, ma stare attenti al tono dell’umore, alla frequenza delle uscite, alle amicizie e ai risultati a scuola per monitorare eventuali disagi.
• Quando la storia finisce, evitare di minimizzare, essere comprensivi e aiutare a tornare alla normalità spronando a fare sport e a uscire con gli amici.